La corrente concretista iniziò a sgretolarsi aprendo, così, lo spazio al Neoconcretismo, un movimento in aperta polemica contro il Concretismo che ebbe le proprie ripercussioni anche sulla letteratura.
Nel 1959, Amilcar de Castro, Ferreira Gullar, Franz Weissmann, Lygia Clark, Lygia Pape, Reynaldo Jardim e Theon Spanudis firmarono il Manifesto Neoconcreto, un documento di denuncia della "pericolosa irritazione razionalista" del Concretismo: gli intellettuali ritenevano che la corrente avrebbe portato una degradazione meccanicista, dogmatica e scientifica del fare artistico. I firmatari, inoltre, erano a favore della libertà di sperimentate, del ritorno al gesto espressivo, del riscatto della soggettività, della manutenzione dell'"aura" dell'opera d'arte e del recupero dell'umanesimo.
Una scultura di Amilcar de Castro |
Altrove, invece, fioriva l'Astrattismo utilizzando una linea informale e privilegiando forme o linee fluide con enfasi riguardo la sensibilità del gesto spontaneo e delle sottili graduazioni di colore. Esponenti di tale corrente furono artisti come: Manabe Mabe e Ibere Camargo. Dal movimento astrattista nacque anche la Scuola Op, un movimento che lavorava con effetti puramente visivi e con illusioni ottiche di diversa natura. Mauricio Nogueira Lima e Luis Sacilotto furono alcuni adepti degni di nota di questa scuola, sebbene in Brasile non abbia mai avuto larga diffusione.
Mauricio Nogueira Lima, Senza Titolo |
In Notas Para uma Teoria da Arte Empenhada (1963) di José Guilherme Merquior, personaggio allora legato alla União Nacional de Estudantes e in Cultura Posta em Questão di Ferreira Gullar, l'avanguardia e l'interessamento politico si presentavano come operazioni distinte e inconciliabili nel campo artistico. Gli studiosi attaccavano gli "esperimenti sterili, impotenti e alienati" degli avanguardisti astratti e si battevano per un'arte più interessata alle questioni che agitavano la società brasiliana. Loro consideravano il movimento come un grande ostacolo alla diffusione in larga scala delle opere, solo possibile tramite un realismo socio-politicamente coinvolto e tramite messaggi chiaramente comprensibili e di proposito didattico.
Altri critici, invece, attaccarono l'istituzione dei saloni, dei musei e delle gallerie, considerati eccessivamente legati al potere costituito.
La crisi sociale, tuttavia, precipitò rapidamente, i militari fecero un colpo di stato e, nel 1964, fu instaurata la dittatura, con la conseguente censura. Secondo lo studioso Paulo Roberto de Oliveira Reis:
"Dall'incontro di questi due territori - la sperimentazione artistica e la trasformazione politica - sia per la differenza dei suoi progetti che per l'approssimazione dialettica e tramite la complessità della produzione artistica, nacque una delle discussioni di base degli anni '60...Rimase sempre presente nei dibattiti tra gli artisti e la critica culturale dell'epoca, la possibilità di un progetto di avanguardia nazionale. O meglio, un progetto di nazione ancora possibile tramite le arti visuali sperimentali e con un carattere trasformatore che unisca sperimentazione estetica e coinvolgimento politico e sociale".
Anjo Uriel, José Robrto Aguilar |
Nel 1966, l'intellettuale Mario Pedrosa, invece, scrisse il testo Crise do Condicionamento Artistico difendendo le avanguardie e esponendole come fenomeni in evoluzione da una forma storica ad una sperimentale. Pedrosa affermava, inoltre, come l'avanguardismo avesse abbandonato la logica di mercato e di pubblicità firmando opere artistiche autonome e moderne. La produzione brasiliana degli anni 60, ancora secondo l'intellettuale, meritava il nome di pioniera proprio perchè partiva dalle sue radici concretiste e neoconcretiste e dal suo interessamento sociale e sfociava in una risposta visuale inedita al nuovo mondo.
Dall'altro lato, critici come Frederico Orais e Aracy Amaral, offrirono letture ben differenti del momento estetico degli anni '60: il primo affrontando un discorso di identità tipicamente brasiliana, derivata principalmente dal Barocco, dalla Antropologia e dal Concretismo e il secondo negando del tutto l'esistenza di una vera avanguardia nazionale.
Importantissima fu la corrente Arte Conceitual degli anni '60, la quale minimizzò l'importanza dell'oggetto fisico privilegiando idee e proposte. Lo studio focalizzò la propria attenzione sul significato di atto creativo, un argomento che si diffuse anche in letteratura. Sintomatica del movimento, inoltre, fu la ricerca di valvole di sfogo per la repressione politica come l'uso di supporti alternativi o non comuni per la pittura, quali il corpo umano o il carattere volutamente effimero di certe produzioni, senza tralasciare lo sperimentalismo e la contestazione. In questo nuovo contesto, i limiti tra le tradizionali categorie di espressioni - pittura, teatro, poesia, musica, etc - persero importanza e fu favorita l'ibridazione di materiali e tecniche, rendendo, così, difficile la classificazione di ogni pezzo. I celebri Parangoles di Helio Oiticica erano degli esempi paradigmatici di tale tendenza volta alla ricerca di un'arte totale. In questo periodo si arrivò addirittura a dichiarare che la pittura, come genere a sé stante, fosse morta.
Parangoles, Helio Oiticica |
Secondo lo studioso Tadeu Chiarelli gli anni '70 furono molto importanti perchè gli artisti si resero conto che molti spazi di attività erano stati notevolmente limitati e, come strategia, produssero delle opere contundenti utilizzando l'arma dell'allegoria. Tutti i presupposti precedenti furono messi in crisi e gli autori iniziarono ad interrogarsi sul nuovo ruolo dell'artista, sia in relazione alla storia dell'arte che riferendosi alla storia della nazione in generale. Oltre a ciò, il Brasile fu letteralmente inondato da immagini provenienti dai mezzi di comunicazione di massa, le quali, con il loro potere sottomettente, erano potenzialmente capaci di distruggere, completamente, tutti presupposti concettuali e eruditi di ciò che sarebbe stata l'arte, l'artista e il ruolo di entrambi nella società in profonda trasformazione. In questo contesto così difficile, l'opera che inaugurò una nuova situazione per la pittura brasiliana fu la serie di autoritratti di Marcello Nitsche del 1975. L'autore, associando pittura e video, riuscì a rappresentare in ogni quadro un determinato stile dell'arte moderna, come se avesse incontrato un rifugio e un minimo di identità nella storia dell'arte.
Autoritrato, Marcelo Nitsche |
- Wikipedia Brasil
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