Elza Soares lancia A Mulher do Fim do Mundo, disco di inedite crudo e di denuncia! - Cultura Brasil

Elza Soares lancia A Mulher do Fim do Mundo, disco di inedite crudo e di denuncia!

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Elza Soares tuona nuovamente sul panorama musicale brasiliano: tutta la grinta della strepitosa artista viene racchiusa in un distillato di forza ed energia, ossia il nuovo album A Mulher do Fim do Mundo. La donna della fine del mondo è proprio lei, la settantottenne che, in più di 60 anni di carriera, ha sempre osato musicalmente e che, nel nuovo lavoro, si avvicina con totale apertura all’avanguardismo paulista. 
Non c’è spazio per la bellezza, Soares parla di un mondo scaduto, marcio, corrotto dove i buoni propositi e le promesse della classe dirigente sono semplici strutture di facciata. La sacerdotessa della fine del mondo descrive l’inferno della realtà moderna, sin dalla prima traccia Coraçao do Mar, un poema di Oswald de Andrade musicato da José Miguel Wosnik. La canzone è cantata a cappella, una scelta che enfatizza il clima di solitudine, il lamento di dolore e la particolare verve che contraddistinse la genialità del modernista Oswald de Andrade. Pian piano il silenzio è rotto  dai primi strumenti musicali, subentra qualche effetto elettronico ed Elza canta se stessa in Mulher do Fim do Mundo (Romulo Fróes/Alice Coutinho), canta quella donna agonizzante sul corso principale invaso dalla corrente del Carnevale. La festività funge da esorcismo dei mali, mentre la propria anima è dilaniata in pezzi di pezzi di pace, di festa, di solitudine, di pelle nera cosparsi sulla strada. L’artista, tuttavia, si redime spingendo al massimo la propria voce ed urlando: “Fino alla fine canterò, io voglio cantare”. 

Il mondo, tuttavia, continua a  far schifo, basta solo spostare lo sguardo dall’avenida verso l’interno di  un’abitazione ed ecco consumarsi altri crimini. Maria da Vila Matilde (Dougla Germano) è la donna vittima di violenze domestiche che, rivissuta da Elza, usa del samba misto al rock e al rap per minacciare il proprio compagno: “Te ne pentirai di alzare le mani su di me”. Effetti elettronici inquietanti marcano una triste realtà: gli abusi domestici avvolti dall’omertà.
Nel frattempo, in un qualche angolo dimenticato della periferia, tra sparatorie e strade vuote illuminate da un sole senza alcun senso, Luiz Vermelha (Kiko Dinucci/Clima) annuncia l’apocalisse: la terra si fende, dammi un ultimo abbraccio prima che il mondo precipiti in un pozzo di merda.
L’inferno, tuttavia, è già arrivato sulla terra, irrefrenabili impulsi sfociano nel brivido caldo  della lussuria: Pra Fuder (Kiko Dinucci) introduce la tensione violenta che precede un amplesso. Il petto è in fiamme, la lava scorre, le unghia affondano la carne, i vestiti cadono a terra, le gambe aperte e pra fuder! Pra fuder! Pra fuder! (per scopare!). Si raggiunge l’orgasmo, si aprono gli occhi e, dopo un giro di basso distorto, entra in scena Benedita (Celso Sim/Pepè Mata Machado), ma chi è? E’ Benedito, un travestito il cui corpo è stato segnato dalle violenze, una bestia ferita che vive negli angoli dei quartieri più abbandonati, ma chi è? E’ un drogato, omicida, suicida, maledetta, signora, benedetta, fa paura!!

In mezzo agli inferi, Elza trova uno spiraglio di amicizia e fratellanza, si tratta dell’incontro con Rodrigo Campos nel quartiere Sao Mateus di San Paolo. I due si augurano il bene e promettono di rivedersi, peccato questa vita frenetica ed infernale. La canzone Firmeza?! descrive questo incontro prendendo in prestito dallo slang locale una frase molto diffusa: “Beleza mano fica com Deus/Quando der a gente se tromba firmeza?!”.
Siamo arrivati al triste epilogo, in Dança (Cacá Machado/Romulo Fróes), un tango elettronico, Soares si trasforma in polvere, ma, nonostante ciò, riesce a muovere dei passi di danza giocando sulla sottile linea che divide la vita dalla morte, lei non riesce a desistere, non muore, ma intraprende un nuovo cammino, vola in Oriente e compie un viaggio dagli accenti onirici che parla delle gesta di Alessandro Magno e di anime che vagano. Elza, dunque, totalmente slegata dal mondo reale, passa al metafisico grazie a Canal di Rodrigo Campos. Gli arrangiamenti seguono la voce della cantante lungo questo tragitto immaginario. Prosegue la traversata, in Solto (Marcelo Cabral/Clima), la cantante si esclude totalmente da tutto, diventa un altro corpo, solitario ed incompleto, pian piano ci si avvicina alla fine di questa fantastica storia.
Con Comigo (Romulo Froes/Alberto Tassinari) Soares chiude l’album, la sua voce a cappella, con toni di orazione, ricorda la madre e ripete di portala per sempre con sé, passano pochi secondi di silenzio, in lontananza ritorna la sua voce, Elza chiede più tempo, è di nuovo pronta a risorgere dalle ceneri,  a ricostruire un nuovo futuro utilizzando le basi di ciò che l’ha uccisa.
Il cerchio si chiude, si torna all’inizio, ecco la grande lezione sulla redenzione firmata  da Elza Soares.

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Per la realizzazione del progetto, l’artista si è rivolta al miglior lato dell’avanguardia musicale paulistana  (Rodrigo Campos, Kiko Dinucci, Romulo Fróes, Clima, Marcelo Cabral, Guilherme Kastrup e Celso Sim).
Mulher do Fim do Mundo è uscito il 3 ottobre di quest’anno ed è un disco che contiene unicamente inedite. Subito dopo il lancio, Elza ha iniziato la tournee di promozione: uno spettacolo crudo e cinico, perfettamente in linea con il messaggio lanciato dalle canzoni.

Di seguito un video con il contenuto dell’album e le tracce:

  1. Coraçao do Mar (Oswald de Andrade musicato da José Miguel Wisnik)
  2. Mulher do Fim do Mundo (Romulo Fróes e Alice Coutinho)
  3. Maria da Vila Matilde (Douglas Germano)
  4. Luz Vermelha (Kiko Dinucci e Clima)
  5. Pra Fuder (Kiko Dinucci)
  6. Benedita (Celso Sim e Pepê Mata Machado)
  7. Firmeza (Rodrigo Campos)
  8. Dança (Cacá Machado e Romulo Fróes)
  9. O Canal (Rodrigo Campos)
  10. Solto (Marcel Cabral e Clima)
  11. Comigo (Romulo Fróes e Alberto Tassinari)

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