Bonfim - Roraima - Cultura Brasil

Bonfim - Roraima

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Bonfim è un municipio di 11’525 abitanti circa dello stato brasiliano della Roraima, la cui sede municipale confina con la città di Lethem, capitale della regiao 9 della Guiana.

La zona urbana è divisa in 6 quartieri:

  • Getúlio Vargas
  • São Francisco
  • Cidade Nova
  • Primeiro de Julho
  • 13 de Maio
  • Centro

L’aspetto più particolare della città, riguarda proprio la sua sede municipale, assorbita dalla crescita di Lethem. Le due macchie urbane, infatti, sono separate appena dal fiume Tacutu, sul quale passa il ponte Brasil-Guiana, un tratto della BR-401 che la collega a Boa Vista (125km).

Bonfim è una città immersa nel verde, con un territorio ondulato interrotto da qualche collina. La superficie è coperta, prevalentemente, da campi, incolti e coltivati, con alcune macchie di foresta intensa.

Il municipio, inoltre, è suddiviso in diverse vilas, alcune indigene, altre non. Le vilas non indigene sono:

  • Bonfim (sede)
  • Vila São Francisco
  • Vila Nova Esperança
  • Vila Vilena

Le località indigene,più numerose, sono:

  • Água Boa (Comunità indigena Wapixana).
  • Alto Arraia. (Comunità indigena Macuxi e Wapixana).
  • Bom Jesus. (Comunità indigena Macuxi).
  • Cachoeira do Sapo. (Comunità indigena Wapixana).
  • Cumaru. (Comunità indigena Macuxi e Wapixana).
  • Jabuti (Comunità indigena non pervenuta).
  • Jacamim (Comunità indigena Wapixana).
  • Manoá. (Comunità indigena Macuxi).
  • Marupá. (Comunità indigena Wapixana).
  • Moscou. (Comunità indigena non pervenuta).
  • Murirú (Comunità indigena non pervenuta).
  • Pium. (Comunità indigena Macuxi).
  • São Domingos (Comunità indigena Wapixana)
  • São João (Comunità indigena Macuxi).
  • Wapum (Comunità indigena Wapixana).

L’economia di Bonfim è prettamente agricola, la città, infatti, vanta una discreta produzione di:manioca, banana, caju, riso e mango, non manca, tuttavia, l’allevamento di bovini.

Il municipio ospita, inoltre, un un ospedale pubblico con 25 letti, un sistema di distribuzione d’acqua ed energia elettrica, un ufficio postale, diverse banche e imprese. Sono presenti anche 19 scuole di ensino fundamental, 1 escola di ensino medio, una biblioteca municipale, un mercato e uno stadio.

La frontiera con la Guiana è sorvegliata da una truppa speciale di frontiera subordinata alla Brigada de Infantaria de Selva (situata a Boa Vista).

Bonfim è raggiungibile percorrendo la BR-401, oppure tramite un piccolo aeroporto (non ancora riconosciuto dall’Aeronautica), o ancora usufruendo del servizio di autobus.

Storia

Il municipio è nato da una fattoria religiosa statunitense stabilitasi nella regione durante il XIX secolo, a seguito dello sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento nella valle del fiume Tacutu. In seguito, gli occupanti, sfruttando la propria posizione al confine con la Guiana, si dedicarono al commercio della carne bovina. Con l’arrivo di un battaglione militare di frontiera e con l’apertura della BR-401, la popolazione iniziò ad aumentare sino a diventare un municipio con la Lei Federal Nº 7.009 del 1 luglio del 1982. Parte dei territori di Bonfim sono la conseguenza dello smembramento della capitale Boa Vista.

La città, ancora oggi, porta con sé le influenze del passato: girando per le strade, è possibile ascoltare dialoghi nelle due lingue parlate nella zona di confine, l’inglese e il portoghese. Circa la metà della popolazione, poi, è composta da guianensi o da discendenti di questi ultimi.

Turismo

Lago do Bicho – è un lago usato dalla popolazione per la balneazione e come area picnic. Lo specchio d’acqua è ospitato da una fattoria vicino la città.

Aldeias indigene Aldeias indígenas da etnia wapixana – è una riserva indigena che ospita delle capanne della etnia wapixana. Le strutture sono perfettamente preservate ed autentiche. Gli indigeni, poi, presentano ai visitatori gli aspetti tipici della cultura indigena – come l’artigianato – e li accompagnano in escursioni dove si possono ammirare le meraviglie della natura, quali il fiume Tacutu e il ruscello del Jacamim.

Forte de São Joaquim do Rio Branco, ricostruzione, fonte: folhabv.com.br

Rovine del Forte de São Joaquim do Rio Branco – il fortino era localizzato sul margine sinistro della confluenza tra il Rio Uraricoera e il Rio Tacutu dai quali nasce il Rio Branco, precisamente a 32 km a nord da Boa Vista. Il Forte venne costruito per arginare le invasioni degli Olandesi oriundi, i quali, accedendo dal Suriname tramite i fiumi, catturavano gli indios.

L’ordine di costruire la fortezza venne dato con la Provisao Regia del 14 novembre del 1752, indirizzata a Francisco Xavier de Mendonça Furtado, Capitão-general do Estado do Grão-Pará e Maranhão. Il testo dell’ordine era il seguente:

“D. Joseph, per grazia di Dio Re del Portogallo e degli Algarves di qua e di oltre il mare, in Africa de Guiné, […] Vi informo, Francisco Xavier de Mendonça, governador e capitão-geral do Pará, che, essendomi stato fatto presente che tramite il fiume Essequebe sono passati alcuni Olandesi dalle terre del Suriname al rio Branco, che appartiene ai miei domini, e avendo commesso in quelle parti alcuni azioni moleste: è stato ordinato, con una risoluzione del 23 ottobre di quest’anno, presa su suggerimento del mio consiglio ultramarino, che senza nessuna dilazione si costruisca una fortezza ai margini del suddetto rio Branco, nei paraggi che considerate essere più opportuni, ascoltati prima gli ingegneri che nominerò e che questa fortezza sia sempre fornita di una compagnia del reggimento Macapà, la quale cambi annualmente. E ai detti ingegneri farete visitare altri paraggi, e luoghi di questa compagnia della quale la difesa sia importante, particolarmente di quelle che fossero più prossime alle colonie e agli insediamenti stranieri, per creare una mappa distinta delle fortificazioni che giudicherò convenienti, al quale rimetterete  il vostro pare, informando allo stesso tempo la necessità di fortificazioni delle città del Parà e del Maranhao e dei loro lungomari. Il Re, nostro signore lo mandò tramite i consiglieri del suo consiglio ultramarino firmati in basso, ed è passato per due vie. Theodosio de Cabelos Pereira la fece a Lisbona il 14 novembre del 1752. Il consigliere Diogo Rangel de Almeida Castello Branco la fece scrivere, Thomé Joaquim da Costa Corte-Real. – Fernando Joseph Marques Bacalhão."

 

L’effettiva costruzione del Forte de São Joaquim do Rio Branco, tuttavia, iniziò solo nel 1775, quando Nikolas Hartsman, disertore olandese oriundo dell’Essequibo, giunse a Barcelos - allora sede della Capitania de São José do Rio Negro – con alcune notizie su un accampamento spagnolo stanziatosi sul Rio Branco. La presenza delle truppe era la conseguenza di una campagna di spedizioni risalente al 1771-1773, volta alla ricerca della leggendaria Serra Dourada del lago Parima. Il problema che doveva affrontare la corona portoghese era l’intento degli Spagnoli di annettere l’intera regione, facendo leva sull’appoggio di due villaggi indios: quello di Santa Rosa e quello di São João Batista de Caya-Caya. I militari erano partiti dall’allora Guyana Spagnola (attuale Venezuela).

La costante minaccia spagnola sul Rio Branco creava dei problemi a tutta la strategia tattico-difensiva portoghese. Fu opportuno, allora, schierare delle truppe comandate dal Capitão de Engenheiros Phillip Sturm, le quali espulsero gli invasori e iniziarono la costruzione della fortezza. La posizione scelta avrebbe garantito il controllo del Rio Tacutu e del Rio Uraricoera, allontanando, così, definitivamente le minacce d’invasione spagnola o olandese.

Il Forte de São Joaquim fu costruito impiegando la mano d’opera indios presa in prigionia dagli Spagnoli e richiese circa tre anni di lavori. Appena conclusa, fu difesa da 30 soldati e da altri militari indigeni.

Le notizie sulle caratteristiche della fortezza sono abbastanza lacunose, la più completa è quella di Baena del 1839:

La sua forma è un parallelogramma, del quale, uno dei lati maggiori è posizionato lungo i margini, ed ha quasi al centro un rientro, che non consente a più di una truppa di artiglieria di difendere il lato; sul lato opposto, in basso, si trova l’identica disposizione. Nel lato più piccolo, dove è posizionata la porta, presenta una cortina con agli estremi due mezzi baluardi, stessa cosa sul lato opposto. Il pavimento ha 16 feritoie per cannoni, delle quali 10 munite di cannoni calibro da 6 libbre a 1. In mezzo a loro ci sono tre bombarde prese dagli spagnoli dalla caserma militare di São João Batista e due pezzi cannoni di bronzo, dei quali uno fuso nella città [Belem] do Parà nel 1763.

Riassumendo il forte è imperfetto sia per il materiale che per il sistema difensivo. Non è così per il posto dov’è stato costruito: il terreno non è soggetto a inondazioni e il canale del Tacutù è più navigabile del fiume Urariquera, il quale è pieno di cascate e, pertanto, il forte difende i canali di questi fiumi, tramite i quali può comunicare dal rio Branco verso le nazioni confinanti.

Il costruttore è stato il capitano tedesco Filipe Sturm che era venuto per demarcare i confini dei domini lusitani e spagnoli in America.  (BAENA, Antônio Ladislau Monteiro. Ensaio Chorographico do Pará. 1839. apud SOUZA, 1885:58-59).

L’utilizzo della mano d’opera nativa - sia nella costruzione che nella difesa - e le dure condizioni di semi-confinamento nelle zone militari, portò gli indigeni, abituati ad una vita nomade, a dar vita ad una serie di ribellioni per tutta la decada del 1780. Le proteste culminarono nella grande rivolta del 1790, violentemente repressa.

Agli inizi del XIX secolo, le zone militari indios Nossa Senhora da Conceição e Santo Antônio, situate ai margini dei fiumi: Uraricoera, Sao Felipe e Tacutu, e la zona  Nossa Senhora do Carmo e Santa Bárbara (posizionata sul rio Branco) erano praticamente deserte. L’unico servizio difensivo garantito era l’invio mensile di indios dal Rio Negro. A tale situazione si aggiunse l’indipendenza delle colonie spagnole, il consolidamento della presenza inglese in Guyana e il processo di autonomia del Brasile, episodi che, man mano, causarono l’abbandono della zona.

Il ricercatore Garrido riporta che, al tempo dell’Imperio, precisamente nel 1850, venne creata la Colônia Militar do Rio Branco nell’antica fortificazione. Durante la Repubblica, invece, l’antica colonia militare venne chiamata Fazenda Federal in virtù del fatto che la Uniao tenne lì per lungo tempo un distaccamento dell’Esercito Brasiliano. Nel 1875, l’antico Forte venne ricostruito su ordine del comandante Pedro Jaime Lisboa. Secondo una mappa del 1883, firmata da Francisco Xavier Lopes de Araújo, barão de Parima, ancora, c’era una meridiana installata per delle osservazioni astronomiche, oltre che delle case per il comando, la caserma per le truppe, delle rovine, una chiesa e il cimitero.

Il ricercatore Barreto, poi, racconta che, nel 1958, potevano essere ammirate le rovine dell’antico forte e, soprattutto, un’immagine del suo patrono, Sao Joaquim, intagliata nel legno e conservata nella Capela da Fazenda São Marcos. Una delle cause maggiori della distruzione della fortezza fu il riutilizzo delle pietre per la costruzione di altri edifici, come il  Serviço de Proteção ao Índio nella Fazenda São Marcos.

Attualmente sono presenti delle rovine ritenute Patrimônio Histórico sin dal  22 aprile del 2001.

Rovine del Forte, fonte: ponderador.blogspot.com

Referências

  1. Divisão Territorial do Brasil. Divisão Territorial do Brasil e Limites Territoriais. Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística (IBGE) (1 de julho de 2008).
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  4. Ranking decrescente do IDH-M dos municípios do Brasil. Atlas do Desenvolvimento Humano. Programa das Nações Unidas para o Desenvolvimento (PNUD) (2010). .
  5. FREITAS, Aimberê. Estudos Sociais - RORAIMA: Geografia e História. 1 ed. São Paulo: Corprint Gráfica e Editora Ltda., 1998. 83 p. ISBN 34523432
  6. Roraima adventures, http://www.roraima-brasil.com.br/roraima/municipios/bonfim
  7. Descrição relativa ao rio Branco e seu território por Manuel da Gama Lobo D'Almada, 1787". RIHGB, vol. 24, p. 657. Ver ainda RIHGB. Tomo IV, 1842.
  8. Prancha 67 - Prospecto da Fortaleza de S. Joachim (ass.: Codina)
  9. Prancha 68 - Planta da Fortaleza de S. Joachim
  10. Prancha 69 - Planta da Capela e Residência do Capelão do Forte de São Joachim, cuja capela ainda não se fez, por Felippe Esturme. Capitão de Engenheiros, comandante que foi da Fortaleza de S. Joachim do Rio Branco.
  11. BARRETO, Aníbal (Cel.). Fortificações no Brasil (Resumo Histórico). Rio de Janeiro: Biblioteca do Exército Editora, 1958.
  12. FARAGE, Nádia. As Muralhas dos Sertões: os povos indígenas no Rio Branco e a colonização. Rio de Janeiro: Paz e Terra; ANPOCS, 1991.
  13. FERREIRA, Alexandre Rodrigues. Viagem Filosófica pelas Capitanias do Grão Pará, Rio Negro, Mato Grosso e Cuiabá: 1783–1792 (2 vols.). Rio de Janeiro: Conselho Federal de Cultura, 1971. il.
  14. GARRIDO, Carlos Miguez. Fortificações do Brasil. Separata do Vol. III dos Subsídios para a História Marítima do Brasil. Rio de Janeiro: Imprensa Naval, 1940.
  15. MIRANDA, Alcir Gursen de. Forte de São Joaquim do Rio Branco.
  16. OLIVEIRA, José Lopes de (Cel.). "Fortificações da Amazônia". in: ROCQUE, Carlos (org.). Grande Enciclopédia da Amazônia (6 v.). Belém do Pará, Amazônia Editora Ltda, 1968.
  17. SOUSA, Augusto Fausto de. Fortificações no Brazil. RIHGB. Rio de Janeiro: Tomo XLVIII, Parte II, 1885.

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